PA e Software: tra Open Source e Riuso
“Italia Digitale 2026”: un obiettivo ambizioso quello che si pone il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) mettendo a disposizione per la Pubblica Amministrazione ben 6,74 miliardi per coprire tutti gli investimenti in materia di Digitalizzazione.
Quali sono gli obiettivi? Gli obiettivi che si pone il PNRR per le PA sono di portarle ad utilizzare per il 75% servizi in cloud; raggiungere almeno l’80% dei servizi essenziali erogati online; raggiungere, in collaborazione con il Mise, il 100% delle famiglie e imprese italiane con reti a banda ultra larga.
Come si legge nel PNRR infatti “L’obiettivo è rendere la Pubblica Amministrazione la migliore “alleata” di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi sempre più efficienti e facilmente accessibili.”
I cambiamenti in vista per la Pubblica Amministrazione e l’incombente necessità di adattarsi all’evoluzione porteranno molte realtà pubbliche ad affrontare un percorso di software selection, per questo motivo sono state predisposte delle linee guida chiare e precise in materia.
Come si evince sul sito dell’AgID si promuove l’utilizzo di Software a licenza aperta (Open Source) finalizzate al riuso. Svariati sono i benefici derivanti da questa scelta: risparmio economico, interoperabilità, possibilità di evitare il vendor lock e garanzia di mantenere il controllo sui dati personali di cittadini/utenti.
Il processo di analisi, selezione e approvvigionamento è regolato dagli art. 68 e 69, in particolare: “Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi nel rispetto dei princìpi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato”.
- La Valutazione comparativa: la prima fase del processo di approvvigionamento si apre con la valutazione comparativa delle varie soluzioni presenti sul mercato, i criteri principali da tenere in considerazione sono i seguenti:
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- Costo complessivo: o meglio il Total Cost of Ownership della soluzione che racchiude l’acquisto, l’implementazione, il mantenimento e il supporto
- Utilizzo di formati di dati o di interfacce aperte (o Open Source)
- Utilizzo di standard per l’interoperabilità
- Livelli di sicurezza adeguati sia per quanto riguarda il software che per il fornitore stesso
- Conformità in materia di protezione dei dati personali
- Livelli di servizio forniti dal fornitore in conformità con i Service Level Agreement (SLA) individuati dalla pubblica amministrazione
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- Individuazione delle esigenze: in questa fase si analizzano i bisogni, i vincoli e le esigenze concrete che la PA può avere e si individua la tipologia di software necessario
- Analisi delle soluzioni a Riuso e Open Source. Una volta definito il “cosa”, ovvero i bisogni che s’intendono soddisfare, bisogna pensare al “come”, ovvero individuare in concreto un software. Come indicato nelle Linee Guida dell’AGiD si privilegia prima quelli a Riuso, passando poi a soluzioni Open Source nel caso in cui i primi non soddisfino le necessità della PA. Ripiegare su soluzioni proprietarie rimane quindi l’ultima spiaggia.
Developers Italia è il portale ufficiale a servizio della Pubblica Amministrazione dove quest’ultime possono cercare software già in uso da altre amministrazioni, e quindi a riuso, o consultare la lista di software Open Source riconosciuti e fra i quali hanno piena libertà di scelta.
La consultazione del portale è un passaggio fondamentale e obbligatorio nel processo di implementazione di una soluzione software fra le pubbliche amministrazioni.
Tutte le soluzioni raccolte nel sito infatti sono state sottoposte ad attenta analisi e rispettano a pieno gli standard imposti dalle normative.
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